Amelli and Perella and Italian writers

Steven Avery

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Ambrogio Maria Amelli (1848-1933)
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerrino_Amelli
https://www.treccani.it/enciclopedia/ambrogio-maria-amelli_(Dizionario-Biografico)/

La Scuola cattolica (1906)
Contributo alla Storia del comma Giovanneo
https://books.google.com/books?id=XVctAAAAYAAJ&pg=PA329
p. 329-335

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Gaetano Maria Perelli
https://www.wikidata.org/wiki/Q97066018

Il ”Comma Giovanneo„ e la recente dichiarazione del Santo Uffizio (1928) - 25 pages
https://www.jstor.org/stable/45081214?seq=1#metadata_info_tab_contents
"Comma Giovanneo" and the recent declaration of the Holy Office
 
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Steven Avery

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Contributo alla Storia del Comma Giovanneo
Il fascicolo di Febbraio della Rivista Storica delle scienze teologiche che si stampa in Roma, reca una larga recensione dell'opuscolo del Prof. Künstle dell'Università cattolica di Friburgo in Brisgovia, intitolato “ Das Komma Joanneum ,,. L'assunto di tale pubblicazione non è nuovo, trovandosi esso già da alcuni anni accennato nel magistrale Trattato de Trinitate del P. Don Lorenzo Jannsens O. S. B. che cioè, il Comma Giovanneo sia di origine spagnuola, ed abbia per autore Priscilliano Vescovo di Avila nel IV secolo, e il monaco Peregrino (Bachiario?) per suo propagatore. Ora questa medesima tesi fu già ampiamente ed ex professo svolta dallo scrivente in una Memoria rimasta tuttora inedita, per cause indipendenti dall'autore, sebbene da più anni se ne sia annunziata la prossima pubblicazione non solo in Italia, ma in Inghilterra e in Germania.
Intanto il prelodato Prof. Künstle è incorso in un evidente errore a mio riguardo, errore che con mia meraviglia trovo ripetuto dall'autore della recensione il ch. F. Mari, mentre fino dal passato anno ho creduto di sconfessarlo nella Literarische Rundschau del passato Giugno. Mi preme quindi di rettificarlo ora di nuovo, perchè non abbia maggiormente a divulgarsi un sì madornale errore.
Il Künstle adunque, a pag. 44 del suo opuscolo, ha creduto di fare speciale menzione del Codice di Sarezzano, e della mia relativa Memoria (1) stampata nel 1872, affermando, sulla relazione del Rev. P. D. Germano Morin O. S. B., che in esso si contenga il Comma in parola. Ma questo è un grave errore, e basterebbe aver letta quella mia Memoria per convincersene. Giacchè all'infuori d'un brano dell'ultimo Capitolo del Vangelo di S. Luca, in esso non si conservano che frammenti del Vangelo di San Giovanni.
11) Cf. Sac. Guerrino Amalli. Un antichissimo Codice biblico latino purpureo conservato nella Ch. di Sarezzano presso Tortona. - Milano, Pogliani, 1872.
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Quanto al P. Morin, egli ha dovuto certamente prendere qualche equivoco, non avendo io mai potuto affermare un simile errore. Ora riflettendo meglio a qualche discorso da me tenuto col medesimo in tale argomento, credo che l'equivoco sia nato da un mio sospetto espressogli, che cioè, in un Codice pure antichissimo della Biblioteca Nazionale di Parigi (n. 8907) da me copiato molto prima che il Kaufmann (1) ne facesse la pubblicazione, si contenesse una tal quale nuova allusione al Comma Giovanneo.
In esso infatti, al f. 300, Massimino Vescovo ariano difendendo i suoi correligionari contro S. Ambrogio e contro i cattolici, espone una sua curiosa interpretazione del passo di San Giovanni XVII 3, nei termini seguenti: « Haec est autem vita « aeterna, ut cognoscant te, te (2) solum verum Deum, et quem mi« sisti Iesum Christum. Te, ait, solum verum Deum, non, me et « te, et Spiritum Sanctum, ut vos dicitis (tres) unum, solum ve« rum Deum; sed, te solum verum Deum. In sequenti vero et * quem misisti Iesum Christum ostendit, se missum credi verum « quidem Deum et vitam aeternam, non tamen connumerari vel * comparari mittenti, sed missum verum Deum, ut ait et ipse etc. »
Ora qui si domanda, se il rimprovero fatto dal Vescovo Ariano ai Cattolici con quelle parole « ut vos dicitis, stres] unum » possa accennare anche solo da lontano all'esistenza del Comma Giovanneo. Giacchè in caso affermativo si avrebbe qui una novella prova sincrona alla più antica citazione del medesimo Comma contenuta nel Tractatus I di Priscilliano, scritto nel 380, mentre ja Dissertazione di Massimino deve assegnarsi all'anno 383.
Per rispondere a tale quesito conviene osservare anzitutto, che la parola tres non è di prima mano, ma trovasi aggiunta da mano alquanto posteriore. In tal caso è evidente che non si tratterebbe già di allusione al Comma, ma bensì si accennerebbe alla lezione « ut cognoscant (al. sciant) te unum (al. et.) verum Deum, la quale occorre in Novaziano, Arnobio, Vittorino Africano, nel Codice Vercellese (a) e anche in S. Agostino. Questi
(1) Cf. Kaufmann Fr. Aus der Schule des Wulfila. Ausenti Dorostensis Epistola, Dissertatio Maximini contra Ambrosium. – Strassburg. Trübner 1899.
(2) Secondo la mia copia qui si legge solo una volta il te, come pure nel testo biblico.


infatti nel Sermone contra Arianos (1) espone il medesimo passo in ben altro senso, preferendo la lezione unum a quella di solum, di cui tanto abusavano gli ariani, e dice: Illud quod in evangelium scriptum est: ut cognoscant te unum verum Deum et quem misisti Iesum Christum, hoc eum dixisse accipiendum est, ut te et quem misisti Iesum Christum agnoscant unum verum Deum.
Volendo ora indagare il significato della parola tres interpolata nel testo di Massimino, forse tra il VI e VII secolo, a prima giunta si presenta naturale la supposizione che l'interpolatore abbia voluto alludere al Comma Giovanneo il quale, si chiude appunto con le parole: et (hi) tres unum sunt. Giacchè egli parimente ariano, travisando affatto il genuino senso delle parole di Massimino, le trasforma in un esplicito rimprovero ai cattolici, quasi avessero interpolato quel passo scritturale, disconoscendo in tal modo la genuinità delle parole et tres unum sunt, applicate alle tre divine persone.
Sarebbe questo un fatto piuttosto unico che raro, diametralmente opposto a quello del Pseudo-Gerolamo il quale, nel suo Prologo alle Epistole Canoniche, rimprovera la negligenza degli amanuensi, di aver ommesso il medesimo Comma dall'Epistola di S. Giovanni; fatto singolare contro il quale potremmo riconoscere una specie di reazione da parte de' cattolici, per non dire anzi una evidente protesta, in una glossa marginale che leggesi nella celebre Bibbia Cavense, dove appunto alle parole: et hi tres unum sunt del Comma Giovanneo, la medesima mano ha scritto « Audiat hoc arianus et caeteri ». Importerebbe quindi sapere qualche cosa dell'origine e provenienza del Cod. Paris. 8307, intorno a cui il dotto suo editore e illustratore si è contentato di accennare che venne da Chartres a Parigi alla fine
(1) Cf. Mai Scriptorum Vett. Nova Collectio Tom. III p. 210 n. 1.
Parimenti il medesimo S. Ag. nel Trattato de Trinitate Lib. VI dice : « Sed « quid agimus de illo testimonio Domini? Patri enim dicebat, et Patrem no« ninabat atque loquebatur, quoniam ait; Haec est autem vita aeterna ut e cognoscant te unum verum Deum: Quod quidam ariani sic solent accipere, « quasi non sit Filius verus Deus,... An quoniam addidit: et quem misisti « Jesum Christum, subaudiendum est unum verum Deum, et ordo verborum « est: ut te et quem misisti Jesum Christum cognoscant unum verum Deum r. Peraltro si vede che il nostro Massimino faceva un'eccezione tra gli ariani ammettendo che Gesù Cristo era vero Dio, benchè minore del Padre.
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del 1793. Quanto a me, se non erro, mi parrebbe scorgervi qualche elemento spagnuolo sia nell' ortografia p. e. Psabellianos per Sabellianos, sia anche nella stessa scrittura, che i paleografi non sono d'accordo nel classificarla come corsiva o come semiunciale, essendo un misto di entrambi, ma essa a mio debole giudizio lascia intravedere qualche caratteristica della visogotica primitiva. In tale ipotesi si spiegherebbe anche più agevolmente l'interesse speciale che dovette suggerire l'anzidetta interpolazione del Codice Parigino, essendo ben noto come la Spagna sia stato il principale sito dove ebbe origine e dove più che in altre regioni si scorge l'evoluzione del Comma Giovanneo attraverso i secoli.
D'altra parte però è pur vero che le parole « et tres unum sunt » sono comuni anche al versetto dei tre testimoni terrestri, l'unico versetto riconosciuto dal testo greco e dalle altre antiche versioni, non esclusa la Volgata di S. Gerolamo. L'interpolazione quindi del tres unum nel Codice Parigino potrebbe anche riferirsi al medesimo unico versetto, anzichè all'altro dei tre testimoni celesti. In tal caso si avrebbe una nuova prova o conferma dell'interpretazione mistica dell'unico versetto, quale appunto troviamo in uso (per tacere di altri) presso S. Cipriano in quelle parole: « De Patre et Filio et Spiritu Sancto scriptum est : et tres unum sunt ».
Al quale proposito, giacchè per confessione degli stessi Teologi (1) di Roma, resta tuttora permesso di trattare anche tra gli scrittori cattolici la questione intorno l'autenticità letteraria del Comma Giovanneo, sia lecito a me pure di proporre il seguente quesito: Ammesso l'unico versetto « Tres sunt qui testimonium dant, spiritus, aqua et sanguis, et tres unum sunt, » della Volgata di S. Gerolamo, quel tres invece del tria, quale la grammatica esigerebbe, si spiega e si giustifica facilmente coll'interpretazione mistica sottintesa dall'agiografo riguardante le tre divine persone, come però lo si possa giustificare qualora si ammetta il Comma Giovanneo nol comprendo. Per me non trovo altra soluzione che il seguente dilemma: () il tres nell'unico versetto, ovvero il tria
!1) Cf. Tabarelli Rich. Tractatus De SS. Trinitate - Roma 1902-1903 pag. 57 dove si legge: « Hinc absque irreverentia in Summum Pontificem et in S. « Congregationis Decretum, quaestio de literaria authentia Commatis loyannei « inter ipsos catholicos scriptores, hinc inde agitari permittitur.

pel versetto dei testimoni terrestri, e il tres per quello dei testimoni celesti. Quanto poi al tria e tria di Priscilliano, e al tres e tres dell'odierna Volgata, sarei sommamente desideroso di sapere in che modo si possano giustificare.
Intanto una tesi diametralmente opposta su questo medesimo argomento, troviamo enunciata nella Theologische Revue di Münster del passato Gennaio dal Dr. Jos. Denk, il quale seriamente si lusinga d'aver scoperto una nuova testimonianza pel Comma Giovanneo nel seguente brano del Trattato di S. Gerolamo sul salmo XCI: « Relatum est mihi, fratres, quia inter se quidam « fratres disputando quaesissent, quomodo Pater et Filius et « Spiritus Sanctus et tres sunt, et unum sunt. Videtis ex quae« stione, quam periculosa sit disputatio : etc. » In tale supposizione, soggiunge egli, « noi salutiamo in Gerolamo il classico « testimonio della esistenza del Comma Giovanneo nella Bibbia « Spagnuola del secolo IV »e conchiude rivendicando così l'onore e la gloria della Chiesa Spagnuola e de' suoi Pastori, che vegliarono all'incorruttibilità del loro testo biblico; e negando che Priscilliano sia il creatore del Comma Giovanneo, e il falsario delle Bibbie spagnuole.
Senonchè, resterebbe a vedere se tutta questa gran fabbrica improvvisata di conseguenze non fosse basata su di un falso supposto, epperò destinata a rovinare e a sfasciarsi completamente al primo urto. Ammesso infatti (ciò che è indubitato anche pel ch. Dr. Denk) che S. Gerolamo non abbia mai accolto nella sua Revisione della Volgata il menzionato Comma, parebbe che di fronte a tale documento la logica dovesse suggerire al critico il seguente dilemma: o quel Trattato non è opera genuina del S. Dottore, ma almeno interpolata da altra mano in quel passo, ovvero ivi non può trovarsi la benchè minima allusione al Comma. Diversamente non si saprebbe come scusare il S. Dottore di tanta incoerenza e di si aperta contraddizione.
E che infatti in quelle parole non sia questione del Comma, ma si tratti di una semplice e generica espressione enunciante il mistero della SS. Trinità, lo si vede chiaramente, come già lo videro quanti già da tempo ne ebbero notizia (non escluso lo
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stesso P. Morin che ne fu il più recente editore) i quali si guardarono bene dal riconoscervi il Comma anzidetto. Che anzi si direbbe che il medesimo S. Gerolamo fosse ben lontano dall'alludervi, mentre in quello stesso Trattato a confermare i suoi uditori nella fede del suddetto Mistero, anzichè appoggiarsi al Comma Giovanneo, fa ricorso al passo di S. Matteo XXVIII, 19. Ite, baptizate omnes gentes in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Quello che al massimo forse gli si potrebbe concedere, sarebbe una lontana allusione alle parole: et tres unum sunt dell'unico versetto riconosciuto dalla Volgata di S. Gerolamo, e in tal caso avremmo una novella conferma dell'uso non raro della sua interpretazione mistica, come già sopra si è veduto.
Riguardo poi a tutte le altre conseguenze derivatene dal ch. Dr. Denk, francamente mi sembrano alquanto precipitate, e però mi sia lecito di sospendere il mio assenso, almeno fino a quando io non vegga confutati gli argomenti in contrario da me raccolti nella precitata Memoria che, giova sperare, possa vedere la luce. Di essa intanto mi permetto di riferire qui il Sommario (1).
(1) La mia Memoria o Dissertazione ha per titolo : « Priscilliano eretico antitrinitario e il Comma Giovanneo ». Suo scopo diretto è di confutare le asserzioni di alcuni moderni critici razionalisti e protestanti, accettate incautamente anche da qualche cattolico, i quali sostengono Priscilliano essere stato ortodosso in materia di fede, mentre si dimostra che egli è stato veramente un eretico antitrinitario.
Parte I. – a) Testimonianze di 14 scrittori del IV e V secolo, e di 6 Concili spagnuoli dal V e VI secolo circa gli errori di Priscilliano intorno alla SS. Trinità.
b) Confutazione di coloro che sostengono essere più credibile la testimonianza di Priscilliano che non quella di Sulpizio Severo nel giudicare i fatti dei Priscillianisti,
Parte II – a) Errori gnostici e sabelliani circa il dogma della SS. Trinità contenuti nelle opere di Priscilliano testè scoperte.
b) Il comma Giovanneo nelle opere di Priscilliano infetto di Sabellianismo e di Apollinarismo antitrinitario.
c) Non esiste nessuna testimonianza certa del Comma Giovanneo anteriore a Priscilliano.
Parte III – 1) Dalle testimonianze del Comma Giovanneo raccolte dai Codici Biblici e liturgici Mss. e ordinati secondo le loro varianti in 16 classi o famiglie, si rivela a) il Canone critico S. Gerolamo non esse verum quod differt.
b) una comune origine e dipendenza dall'archetipo Priscillianeo.
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Ricordo di avere io pure trenta e più anni addietro, in questa stessa Scuola Cattolica (allora giovinetta), pubblicato un articolo col medesimo titolo del Dr. Denk; Nuove testimonianze intorno l'autenticità del Comma Giovanneo. Si trattava di un Documento da me allora giudicato di S. Ambrogio, ma nel quale più tardi un ulteriore esame mi fece intravedere l'opera di un interpolatore di origine spagnuola. Chissà che lo stesso non abbia a verificarsi nel sullodato Dottore di Monaco ?
C, un comune scopo di correggere in senso cattolico il corotto archetipo.
d) altrettanti testimoni degli errori antitrinitari di Priscilliano, di diverse epoche e regioni.
2) Tescimonianze di S. Agostino, di Peregrino, di S. Leone M. di S. Turibio e dei Concilii di Spagna comprovanti che Priscilliano sia stato un falsificatore delle Scritture Canoniche, e come tale accusato e condannato.
3) L'interpolazione del Comma Giovanneo nelle opere dei Ss. Padri, nelle liturgie occidentali e orientali. 4. Conclusione.
a) Priscilliano non si può assolvere dalla taccia di eresiarca, senza condannare tanti Santi Pontefici, Vescovi e Concilii.
b) La definizione intorno all'autenticità del Comma Giovanneo spetta esclusivamente alla Suprema Autorità della Chiesa.
c) Il Dogma della SS. Trinità non ne riceve danno alcuno, trovandosi contenuto nell'unico versetto dei testimoni terrestri, interpretati misticamente secondo la formola et tres unum sunt.
d) Dalla dimostrazione fatta ne risultano i seguenti corollari: 1. che i corruttori o falsificatori di questo versetto non furono î cattolici come calunniava il Grozio, ma bensì gli eretici.
2. che il nudo testo biblico non può essere sufficiente regola di verità, senza il vivo magistero della Chiesa.
3. che anche ammessa la possibilità di falsare le divine Scriture, la dot. trina della Chiesa non può corrompersi, essendo l'infallibilità stata affidata a Pietro, non ai Codici delle Sacre Scritture. Ben a ragione quindi possiamo ripetere con Agostino: Evangelio non crederem, nisi ad id me Ecclesiae auctoritas commoveret.
Montecassino 21 Marzo 1906.
 
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