L’identità di quel Charles Stewart che firmò il celebre
Biographical Memoir of Constantine Simonides rimane una
crux delle indagini sul falsario. Se, oramai, si è smesso di tenerlo per un mero eteronimo del greco - cosa che ovviamente ha ben poco a che vedere con l’effettivo intervento di Simonidis (probabilmente anche sotto dettatura) nella redazione del testo in questione23 - Stewart «has not been unequivocally identified»24. Le difficoltà dei moderni, va detto, furono già dei contemporanei: sul numero del 16 febbraio del 1863 del «Literary Churchman», trattando dell’opuscolo, si scriveva che
«There are certain points in his Biography which, to us, seem to need much clearing up. The name, too, of Mr. Charles Stewart, on the tide-page, is puzzling. Many persons thought, for a time, that it was Mr. Stewart, the well-known foreign publisher; but he knows nothing of it.
Who is this “Charles Stewart”?»25
Per ritenere però costui uomo in carne e ossa hanno giocato un ruolo fondamentale alcuni documenti oggi alla British Library: il suo recapito, fornito in una missiva di Simonidis, e varie lettere spedite a Henry Cattley Stewart, fratello di Charles26.
Conferma definitiva la fornisce ora una fonte preziosa, cui si tornerà ancora: il censimento britannico del 1861. Qui si ritrova Charles Stewart - insieme a una moglie e a due figli di dieci e cinque anni - proprio là dove lo sapeva e indicava Simonidis e cioè a Portslade, nel Sussex27. Pur
nella sua stringatezza il documento aggiunge anche altri dati: il suo nome completo era Charles Russell Stewart, nato a Enfield, a nord di Londra,
34 anni prima, era di professione «Joumalist editor of Newspapers». Si tratta dell’occupazione ideale per un
ghost writer. Portslade, giova ricor-
darlo, era un sobborgo di Brighton, la stessa città dove - sebbene il frontespizio rechi il luogo editoriale di Londra - venne stampato il Memoir.
«printed - recita infatti il retro di copertina - by E. [Ebenezer] Lewis, “Observer” office, King Street (North Street), Brighton»28. Al momento
non sono state possibili indagini in loco, ma sarebbe urgente riuscire a ve-
dere le annate del «Brighton Observer» e, più ancora (sempre che sia pos-
sibile), l’archivio del giornale, data l’abitudine di molti quotidiani britannici
di non far firmare gli articoli di cronaca. Se pare per lo meno probabile che
fosse su quelle pagine che Stewart scrivesse, risulta impellente verificare
come il giornale presentò ai suoi lettori le vicende di Simonidis. Stralci ri-
portati nell’edizione del
Periplo di Annone testimoniano infatti che almeno
in tre occasioni (15 aprile 1859; 25 luglio 1561; 26 dicembre 1562) il «Bri-
ghton Observer» trattò delle scoperte del greco, prendendone, manco a
dirlo, apertamente le parti: «but thè whole question of thè value of Mr. Ma-
yer’s papyri - si scrisse ad esempio a dicembre - tums on their authenticity,
and judging from these Fac similes, we do not think there can be any doubt
whatever of their genuineness and high antiquity»29.
Anche appurato tutto questo una questione rimane irrisolta: come
mai non si ebbero più notizie di Stewart? Ugualmente problematico è
perché, quando ci si mise a chiedere a gran voce chi fosse costui, egli -
tanto più che conosceva da vicino il mondo dei giornali - non intervenne
neppure con un rigo. La risposta è in realtà abbastanza semplice, per
quanto forse inattesa: egli non si trovava più in Inghilterra, ma era nel
mentre emigrato. Già nel 1862 Charles Stewart giunse infatti a Halibur-
ton County, Ontario, in qualità di
second agent per la Canadian Land
and Emigration Company. «Presumably, he got this job on thè recom-
mendation from his vociferous English brother H.C. Stewart, who was a
shareholder in thè company»30. Nel 1866 lasciò il posto, ma continuò a
impegnarsi a vario titolo nella contea31. Pare che disponesse di buone
possibilità economiche; nel 1871 aiutò suo figlio, Charles Edward (al-
l’epoca ventenne), a rilevare, e poi a condurre, un giornale locale, il
«Bobcaygeon Independent»32. Morirà infine, sempre a Haliburton, nel
1905.
5.
Il censimento del 1861 registra anche Simonidis33. Lo colloca a Form-
by, presso Liverpool,
boarder, (“inquilino pagante”) di Costantino Pap-
pas. È il medesimo indirizzo cui invitavano a scrivere le inserzioni pub-
blicitarie annuncianti l’imminente pubblicazione dei
Fac-similes del Van-
gelo di Matteo34. Per la professione - se si comprende bene; una cancel-
latura al rigo superiore complica infatti la lettura della prima parola -
egli si diceva «Author of various Books». Costantino si dichiarava quindi
originario di «Hydra, Greece» e di anni 33, nato pertanto nel 1828. Si
assiste così al paradosso, molto simonidiano a onore del vero, per cui
da Simonidis per identificare alcuni suoi conoscenti greci (e.g. «my ex-
cellent friend Constantine Pappa, Esq., of Chios»)76, dà a intendere ab-
bastanza chiaramente come egli lo intendesse; e purtuttavia pare assai si-
gnificativo della
costruzione del sé che egli lo adottasse proprio in quel
momento, e cioè in questo suo passaggio londinese che forse avrebbe
dovuto portare a una matrimonio con una ragazza inglese (la «Miss Mor-
land» che non è ancora possibile identificare)77, presumibilmente,
quindi, se non con rito anglicano, presso un
register office. Ma si diceva
di un ultimo punto: Simonidis, si è visto, visse al 9 Great Percy Street,
Islington. Al 41 Great Percy Street, Islington, risiedeva invece Henry C.
Stewart, l’intraprendente fratello di Charles78. È assai diffìcile, per una
città come Londra, pensare a un caso. La straordinaria irregolarità della
numerazione di quella via79, suggerisce però che i due vissero ancora più
vicini di quanto quella trentina di civici darebbero a credere (e che co-
munque, in una città come Londra, erano e rimangono un nulla). Sino
all’ultimo insomma la rete di supporto delle amicizie di Simonidis resse.
In quel suo estremo passaggio però, piuttosto che alla solidarietà dei
greci, egli si affidò a quella degli inglesi.
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