Steven Avery
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Il papiro di Artemidoro
XXIII VISITA AI PAPIRI DI SIMONIDIS di Livia Capponi
Venerdì 9 novembre 2007 ho ispezionato i testi della collezione “Joseph Mayer”. Si tratta di una trentina di frammenti di rotolo di papiro, scritti ad arte da Constantino Simonidis nel 1860, e poi debitamente ritrovati, identificati e trascritti dallo stesso Simonidis per conto del suo patrono e amico collezionista. I papiri non si trovano nel Museo di Liverpool, ma sono conservati, insieme ad altre antichità di provenienza africana, in un deposito fuori città, a cui si accede solo previo appuntamento con il curatore, l’egittologo Ashley Cooke1. La attuale collocazione è M 11169 (a, b ...) e 1978.291.245 (a, b, c, d). È stato possibile fotografare i papiri, per fortuna, dal momento che non esiste un catalogo dettagliato dei testi di Simonidis, come è normale, quando si ha a che fare con dei falsi. Fra il 1861 e il 1864 Simonidis produsse anche dei facsimili su carta velina, da cui sono poi state ricavate delle litografie a colori. I papiri sono conservati in scatole di cartoncino bianco, chiuse da nastri di tela. Simonidis aveva provveduto ad incollare il verso dei papiri su tela o cartone, e ad aggiungere didascalie autografe, in lingua neogreca e in una scrittura ornata da riccioli e svolazzi, con poche informazioni e qualche riferimento bibliografico riguardanti il testo. Simonidis inizia a lavorare nel 1860, per conto di Mayer, su dei rotoli ancora chiusi acquistati dal dealer Sams e dal reverendo Stobart. Srotola i papiri, li restaura e li decifra nel Museo di Liverpool, assistito e incoraggiato da Mayer stesso, dal curatore del museo, e da John Eliot Hodgkin, finché, nell’agosto 1860 (ma forse già da pri1
Desidero ringraziare il Dr. Ashley Cooke per la gentile disponibilità.
458
Parte sesta. Profilo dell’autore
ma), comincia a portare i rotoli a casa sua, con il pretesto di studiarli meglio2. Nulla osta, a questo punto, al trattamento dei rotoli antichi con solventi e colle, e probabilmente anche con forbici e bisturi, nell’alchimia della sua officina, com’era già avvenuto negli anni precedenti, a Parigi e a Lipsia. Nel giro di pochi mesi Simonidis «scopre» opere sensazionali: frammenti delle lettere di S. Giacomo e di Giuda, sei epistole di Ermippo, i primi nove capitoli della Genesi, il vangelo di Matteo, la prima pagina della Lettera di Aristea, i Dieci Comandamenti, il Periplo di Annone, Zoroastro e un frammento di Androstene, il generale di Alessandro. Tutti questi testi furono presentati da Simonidis a Mayer, e successivamente esaminati da una commissione di studiosi presso la Royal Literary Society le sere del 9 e del 10 gennaio 1863, alla presenza di Sir H. Rawlinson, Sir F. Madden e altri, compreso Simonidis stesso. Il report ufficiale, uscito l’11 febbraio dello stesso anno, giudica i “papiri Mayer” dei falsi. Alcuni pezzi, pur essendo definiti addirittura rank forgeries, «falsi di valore», sono traditi da alcune piccole tracce, viste da C.W. Goodwin, di carta assorbente rossa, probabilmente usata da Simonidis per cancellare la preesistente scrittura. L’ispezione autoptica dei papiri mi ha portato a riconsiderare alcune delle ragioni che spinsero la commissione a rifiutare in blocco i papiri di Simonidis. Innanzitutto, i papiri, pur presentandosi come testi di autori ed epoche diverse, presentano grafie simili. In altre parole, papiri di epoca, genere e provenienza totalmente disparati sono spesso accomunati dalla medesima scrittura. Simonidis usa non più di quattro tipi paleografici, somiglianti tra loro, e talvolta addirittura accostati nello stesso testo: Tipo 1: scrittura in inchiostro nero, e calamo di media grossezza, piccola e quadrata, più o meno bilineare, goffa e impacciata, scritta lentamente e senza legature. Alfa in due tratti, con un occhiello tondeggiante. Rho in due tratti, con l’occhiello nettamente separato dalla verticale. Epsilon con il tratto centrale leggermente spostato verso l’alto. Xy in tre linee curve, di cui quella in alto talvolta staccata dalle altre. La scrittura si trova in M11169b e c, M11169s (frammenti storici), M11169t (Giovanni), M11169v (Genesi) e, in una variante poco più grande, per M11169a (Zoroastro). In tutti questi testi si no2
Cfr. FARRER 1907, pp. 53-55.
XXIII. Visita ai papiri di Simonidis
459
ta la presenza di lettere isolate scritte in un nero più intenso e con un tratto più spesso, forse correzioni. Tipo 2: una scrittura larga e appiattita, disordinata e irregolare, con poche legature, in cui talvolta le parti alte delle verticali (per esempio l’asta di rho, spesso staccata dall’occhiello) sono inclinate verso destra. La scrittura è usata per produrre il “frammento di uno storico ignoto” (M11169a), che però presenta contemporaneamente il primo tipo, nella colonna di destra, e una lettera di Ermippo (M11169q), in cui si nota ancora più chiaramente l’incoerenza della scrittura, ora verticale, ora inclinata verso destra. Nella linea grafica del cosiddetto Ermippo si pone il frammento di “ignoto” M11169d (vedi fig. 15). Questa scrittura, nel suo insieme, sembra ricordare quella del “papiro di Artemidoro”, in particolare per il modulo e la forma delle lettere, più larghe che alte, e per la lunghezza del rigo (si possono accostare l’Ermippo e la col. V dell’Artemidoro). Naturalmente si tratta di un’ipotesi. Tipo 3: una scrittura arcaizzante, usata per produrre il frammento di Tucidide (M11169a) e, in versione più minuta, per M11169k, il grande rotolo del Periplo di Annone. La caratteristica distintiva è alfa in versione epigrafica, con tratto centrale triangolare. In entrambi i papiri alcune lettere isolate sono scritte in inchiostro più scuro. Nel frammento tucidideo alcune lettere sembrano essere state scritte addirittura dopo che il papiro fu incollato su cartoncino (cfr. la parte centrale del rigo 5). Tipo 4: una scrittura più larga e leggermente più fluida, vergata con un calamo più spesso in un inchiostro più chiaro, inclinata verso destra, con i tratti verticali leggermente incurvati e panciuti. Questo tipo è utilizzato per M11169u (Matteo?), in cui rho presenta, ancora una volta, l’occhiello staccato dalla verticale, xy assomiglia ad una moderna z, con i tratti tondeggianti, il tratto destro di alfa è tondeggiante, iota assomiglia ad una moderna j. La medesima scrittura si trova in varie lettere di Ermippo e, in una variante, in M11169m (Codex Thebanus). Fra le altre anomalie dei “papyri Mayer” vi è l’eccessiva lunghezza del rigo, che in quasi tutti i testi è compresa fra i 12 e i 18 cm. Inol-
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Parte sesta. Profilo dell’autore
tre, nello spazio fra una colonna e l’altra a volte si nota una strana linea divisoria verticale, realizzata con un calamo più spesso. Inoltre, quasi tutti i testi presentano molte cancellature o correzioni effettuate con un inchiostro più scuro e un tratto più spesso. In generale, la colorazione dei papiri non è omogenea, ma è caratterizzata da macchie scure e cambiamenti cromatici per i quali non sembrano esserci molti paralleli. Alcuni frammenti sono di colore marrone molto scuro (p. es. i succitati M11169b e c), altri sono forse stati schiariti artificialmente. Due frammenti (M11169t e M11169u) presentano lunghe frange di fibre di papiro, simili ad un pettine, delle quali si trovano esempi molto somiglianti nel “papiro di Artemidoro”. Sono notevoli i due rotoli M11169b e c, entrambi di un metro per 15 cm circa, per la loro scrittura simile, le correzioni presenti in entrambi, per la somiglianza delle “rotture” e delle “sfrangiature” del papiro, e per l’identica colorazione scura: in questo caso ci si deve chiedere se Simonidis ricavò le due strisce da uno stesso grande rotolo. Infine, il frammento menzionato sopra (M11169u), alto circa 30 cm e largo circa 10, è uno dei pochi pezzi che Simonidis non incollò su tela. Ispezionandone il verso ho potuto notare tracce di inchiostro simili a punti, filtrate dal recto. Sia le tracce di inchiostro, sia i cambiamenti cromatici possono essere stati causati dal trattamento chimico messo in atto dal falsario per cancellare le scritture preesistenti. In conclusione, la visita al Museo di Liverpool ha confermato l’idea che Simonidis disponesse di ingenti quantità di papiro, di cui poteva cancellare la scrittura originale, per riscrivere testi greci di sua invenzione. Agiva in piena libertà, ed anzi con il benestare di Mayer, che probabilmente era ben lieto di arricchire la sua collezione con pezzi sensazionali da poter rivendere all’asta. Nel 1867 Mayer donò parte della sua collezione (compresi i papiri Simonidis), allora valutata per 75 mila sterline, al Museo di Liverpool, e la città gli dedicò una statua a grandezza naturale, eseguita da Giovanni Fontana, nella St. George’s Hall. Il resto, valutato per 10 mila sterline, è disperso all’asta fra il 15 e il 16 dicembre 18873. *
3
Cfr. Oxford Dictionary of National Biography, vol. 37, pp. 573-575.
XXIII. Visita ai papiri di Simonidis
461
Una fonte di poco posteriore agli eventi afferma che nella collezione Mayer erano rimasti tre grandi rotoli di papiro, «mai srotolati, fragili e consumati dal tempo, come grossi sigari, contenenti chissà quale prezioso segreto dell’antichità»4. Di quei rotoli ancora chiusi oggi sembra non esserci più alcuna traccia. 4 Cfr. FARRER 1907, p. 56: «And there are in the collection three papyri, still unrolled, time-worn and brittle, looking like huge cigars, and containing no one knows what precious secrets of antiquity».
I PAPIRI DI SIMONIDIS NELLA COLLEZIONE MAYER* di Vanna Maraglino
Segnatura
Contenuto
Bibliografia
M11169a
Tucidide, VIII, 109 con sottoscrizione
SIMONIDIS 1861, pp. 24, 79
Due frammenti storici anepigrafi
SIMONIDIS 1861, pp. 75, 77; SIMONIDIS 1864b, p. 6
Due frammenti di Zoroastro
Cfr. SIMONIDIS 1861, p. 8
M11169b
Brani neotestamentari (Ep. Joannis I, 4,20-5,21; Ep. Joannis II, 8,2-13,2; Ep. Joannis III, 1,1-14,2; Ap. Joannis)
Cfr. SIMONIDIS 1861, p. 72
M11169c
Brani neotestamentari (Ep. Petri I, 4,17-5,14; Ep. Petri II, 1,1-3,18; Ep. Joannis I, 1,1-3)
Cfr. SIMONIDIS 1861, p. 72
M11169d
Frammento storico anepigrafo
SIMONIDIS 1864b, p. 6
M11169e
Frammento storico anepigrafo
SIMONIDIS 1864b, p. 6
M11169f
Epistola di Ermippo di Berytos ad Horos SIMONIDIS 1864a, p. 23 nota
M11169g
Prosa non identificata
M11169h
Epistola di Ermippo
Cfr. SIMONIDIS 1861, p. 8
M11169i
Epistola di Ermippo
Cfr. SIMONIDIS 1861, p. 8
M11169j
Frammento storico anepigrafo
SIMONIDIS 1864b, p. 5
M11169k
Periplo di Annone
SIMONIDIS 1864a, pp. 24-32
* Si precisa che nel manoscritto della British Library, Additional 42502B, f. 185, è conservato il papiro contenente l’incipit della Lettera di Aristea, segnalato da SIMONIDIS 1861, p. 8. Un album dell’intera collezione è in preparazione per la collana «Paradosis».
M11169m
Il papiro di Artemidoro
XXIII VISITA AI PAPIRI DI SIMONIDIS di Livia Capponi
Venerdì 9 novembre 2007 ho ispezionato i testi della collezione “Joseph Mayer”. Si tratta di una trentina di frammenti di rotolo di papiro, scritti ad arte da Constantino Simonidis nel 1860, e poi debitamente ritrovati, identificati e trascritti dallo stesso Simonidis per conto del suo patrono e amico collezionista. I papiri non si trovano nel Museo di Liverpool, ma sono conservati, insieme ad altre antichità di provenienza africana, in un deposito fuori città, a cui si accede solo previo appuntamento con il curatore, l’egittologo Ashley Cooke1. La attuale collocazione è M 11169 (a, b ...) e 1978.291.245 (a, b, c, d). È stato possibile fotografare i papiri, per fortuna, dal momento che non esiste un catalogo dettagliato dei testi di Simonidis, come è normale, quando si ha a che fare con dei falsi. Fra il 1861 e il 1864 Simonidis produsse anche dei facsimili su carta velina, da cui sono poi state ricavate delle litografie a colori. I papiri sono conservati in scatole di cartoncino bianco, chiuse da nastri di tela. Simonidis aveva provveduto ad incollare il verso dei papiri su tela o cartone, e ad aggiungere didascalie autografe, in lingua neogreca e in una scrittura ornata da riccioli e svolazzi, con poche informazioni e qualche riferimento bibliografico riguardanti il testo. Simonidis inizia a lavorare nel 1860, per conto di Mayer, su dei rotoli ancora chiusi acquistati dal dealer Sams e dal reverendo Stobart. Srotola i papiri, li restaura e li decifra nel Museo di Liverpool, assistito e incoraggiato da Mayer stesso, dal curatore del museo, e da John Eliot Hodgkin, finché, nell’agosto 1860 (ma forse già da pri1
Desidero ringraziare il Dr. Ashley Cooke per la gentile disponibilità.
458
Parte sesta. Profilo dell’autore
ma), comincia a portare i rotoli a casa sua, con il pretesto di studiarli meglio2. Nulla osta, a questo punto, al trattamento dei rotoli antichi con solventi e colle, e probabilmente anche con forbici e bisturi, nell’alchimia della sua officina, com’era già avvenuto negli anni precedenti, a Parigi e a Lipsia. Nel giro di pochi mesi Simonidis «scopre» opere sensazionali: frammenti delle lettere di S. Giacomo e di Giuda, sei epistole di Ermippo, i primi nove capitoli della Genesi, il vangelo di Matteo, la prima pagina della Lettera di Aristea, i Dieci Comandamenti, il Periplo di Annone, Zoroastro e un frammento di Androstene, il generale di Alessandro. Tutti questi testi furono presentati da Simonidis a Mayer, e successivamente esaminati da una commissione di studiosi presso la Royal Literary Society le sere del 9 e del 10 gennaio 1863, alla presenza di Sir H. Rawlinson, Sir F. Madden e altri, compreso Simonidis stesso. Il report ufficiale, uscito l’11 febbraio dello stesso anno, giudica i “papiri Mayer” dei falsi. Alcuni pezzi, pur essendo definiti addirittura rank forgeries, «falsi di valore», sono traditi da alcune piccole tracce, viste da C.W. Goodwin, di carta assorbente rossa, probabilmente usata da Simonidis per cancellare la preesistente scrittura. L’ispezione autoptica dei papiri mi ha portato a riconsiderare alcune delle ragioni che spinsero la commissione a rifiutare in blocco i papiri di Simonidis. Innanzitutto, i papiri, pur presentandosi come testi di autori ed epoche diverse, presentano grafie simili. In altre parole, papiri di epoca, genere e provenienza totalmente disparati sono spesso accomunati dalla medesima scrittura. Simonidis usa non più di quattro tipi paleografici, somiglianti tra loro, e talvolta addirittura accostati nello stesso testo: Tipo 1: scrittura in inchiostro nero, e calamo di media grossezza, piccola e quadrata, più o meno bilineare, goffa e impacciata, scritta lentamente e senza legature. Alfa in due tratti, con un occhiello tondeggiante. Rho in due tratti, con l’occhiello nettamente separato dalla verticale. Epsilon con il tratto centrale leggermente spostato verso l’alto. Xy in tre linee curve, di cui quella in alto talvolta staccata dalle altre. La scrittura si trova in M11169b e c, M11169s (frammenti storici), M11169t (Giovanni), M11169v (Genesi) e, in una variante poco più grande, per M11169a (Zoroastro). In tutti questi testi si no2
Cfr. FARRER 1907, pp. 53-55.
XXIII. Visita ai papiri di Simonidis
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ta la presenza di lettere isolate scritte in un nero più intenso e con un tratto più spesso, forse correzioni. Tipo 2: una scrittura larga e appiattita, disordinata e irregolare, con poche legature, in cui talvolta le parti alte delle verticali (per esempio l’asta di rho, spesso staccata dall’occhiello) sono inclinate verso destra. La scrittura è usata per produrre il “frammento di uno storico ignoto” (M11169a), che però presenta contemporaneamente il primo tipo, nella colonna di destra, e una lettera di Ermippo (M11169q), in cui si nota ancora più chiaramente l’incoerenza della scrittura, ora verticale, ora inclinata verso destra. Nella linea grafica del cosiddetto Ermippo si pone il frammento di “ignoto” M11169d (vedi fig. 15). Questa scrittura, nel suo insieme, sembra ricordare quella del “papiro di Artemidoro”, in particolare per il modulo e la forma delle lettere, più larghe che alte, e per la lunghezza del rigo (si possono accostare l’Ermippo e la col. V dell’Artemidoro). Naturalmente si tratta di un’ipotesi. Tipo 3: una scrittura arcaizzante, usata per produrre il frammento di Tucidide (M11169a) e, in versione più minuta, per M11169k, il grande rotolo del Periplo di Annone. La caratteristica distintiva è alfa in versione epigrafica, con tratto centrale triangolare. In entrambi i papiri alcune lettere isolate sono scritte in inchiostro più scuro. Nel frammento tucidideo alcune lettere sembrano essere state scritte addirittura dopo che il papiro fu incollato su cartoncino (cfr. la parte centrale del rigo 5). Tipo 4: una scrittura più larga e leggermente più fluida, vergata con un calamo più spesso in un inchiostro più chiaro, inclinata verso destra, con i tratti verticali leggermente incurvati e panciuti. Questo tipo è utilizzato per M11169u (Matteo?), in cui rho presenta, ancora una volta, l’occhiello staccato dalla verticale, xy assomiglia ad una moderna z, con i tratti tondeggianti, il tratto destro di alfa è tondeggiante, iota assomiglia ad una moderna j. La medesima scrittura si trova in varie lettere di Ermippo e, in una variante, in M11169m (Codex Thebanus). Fra le altre anomalie dei “papyri Mayer” vi è l’eccessiva lunghezza del rigo, che in quasi tutti i testi è compresa fra i 12 e i 18 cm. Inol-
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Parte sesta. Profilo dell’autore
tre, nello spazio fra una colonna e l’altra a volte si nota una strana linea divisoria verticale, realizzata con un calamo più spesso. Inoltre, quasi tutti i testi presentano molte cancellature o correzioni effettuate con un inchiostro più scuro e un tratto più spesso. In generale, la colorazione dei papiri non è omogenea, ma è caratterizzata da macchie scure e cambiamenti cromatici per i quali non sembrano esserci molti paralleli. Alcuni frammenti sono di colore marrone molto scuro (p. es. i succitati M11169b e c), altri sono forse stati schiariti artificialmente. Due frammenti (M11169t e M11169u) presentano lunghe frange di fibre di papiro, simili ad un pettine, delle quali si trovano esempi molto somiglianti nel “papiro di Artemidoro”. Sono notevoli i due rotoli M11169b e c, entrambi di un metro per 15 cm circa, per la loro scrittura simile, le correzioni presenti in entrambi, per la somiglianza delle “rotture” e delle “sfrangiature” del papiro, e per l’identica colorazione scura: in questo caso ci si deve chiedere se Simonidis ricavò le due strisce da uno stesso grande rotolo. Infine, il frammento menzionato sopra (M11169u), alto circa 30 cm e largo circa 10, è uno dei pochi pezzi che Simonidis non incollò su tela. Ispezionandone il verso ho potuto notare tracce di inchiostro simili a punti, filtrate dal recto. Sia le tracce di inchiostro, sia i cambiamenti cromatici possono essere stati causati dal trattamento chimico messo in atto dal falsario per cancellare le scritture preesistenti. In conclusione, la visita al Museo di Liverpool ha confermato l’idea che Simonidis disponesse di ingenti quantità di papiro, di cui poteva cancellare la scrittura originale, per riscrivere testi greci di sua invenzione. Agiva in piena libertà, ed anzi con il benestare di Mayer, che probabilmente era ben lieto di arricchire la sua collezione con pezzi sensazionali da poter rivendere all’asta. Nel 1867 Mayer donò parte della sua collezione (compresi i papiri Simonidis), allora valutata per 75 mila sterline, al Museo di Liverpool, e la città gli dedicò una statua a grandezza naturale, eseguita da Giovanni Fontana, nella St. George’s Hall. Il resto, valutato per 10 mila sterline, è disperso all’asta fra il 15 e il 16 dicembre 18873. *
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Cfr. Oxford Dictionary of National Biography, vol. 37, pp. 573-575.
XXIII. Visita ai papiri di Simonidis
461
Una fonte di poco posteriore agli eventi afferma che nella collezione Mayer erano rimasti tre grandi rotoli di papiro, «mai srotolati, fragili e consumati dal tempo, come grossi sigari, contenenti chissà quale prezioso segreto dell’antichità»4. Di quei rotoli ancora chiusi oggi sembra non esserci più alcuna traccia. 4 Cfr. FARRER 1907, p. 56: «And there are in the collection three papyri, still unrolled, time-worn and brittle, looking like huge cigars, and containing no one knows what precious secrets of antiquity».
I PAPIRI DI SIMONIDIS NELLA COLLEZIONE MAYER* di Vanna Maraglino
Segnatura
Contenuto
Bibliografia
M11169a
Tucidide, VIII, 109 con sottoscrizione
SIMONIDIS 1861, pp. 24, 79
Due frammenti storici anepigrafi
SIMONIDIS 1861, pp. 75, 77; SIMONIDIS 1864b, p. 6
Due frammenti di Zoroastro
Cfr. SIMONIDIS 1861, p. 8
M11169b
Brani neotestamentari (Ep. Joannis I, 4,20-5,21; Ep. Joannis II, 8,2-13,2; Ep. Joannis III, 1,1-14,2; Ap. Joannis)
Cfr. SIMONIDIS 1861, p. 72
M11169c
Brani neotestamentari (Ep. Petri I, 4,17-5,14; Ep. Petri II, 1,1-3,18; Ep. Joannis I, 1,1-3)
Cfr. SIMONIDIS 1861, p. 72
M11169d
Frammento storico anepigrafo
SIMONIDIS 1864b, p. 6
M11169e
Frammento storico anepigrafo
SIMONIDIS 1864b, p. 6
M11169f
Epistola di Ermippo di Berytos ad Horos SIMONIDIS 1864a, p. 23 nota
M11169g
Prosa non identificata
M11169h
Epistola di Ermippo
Cfr. SIMONIDIS 1861, p. 8
M11169i
Epistola di Ermippo
Cfr. SIMONIDIS 1861, p. 8
M11169j
Frammento storico anepigrafo
SIMONIDIS 1864b, p. 5
M11169k
Periplo di Annone
SIMONIDIS 1864a, pp. 24-32
* Si precisa che nel manoscritto della British Library, Additional 42502B, f. 185, è conservato il papiro contenente l’incipit della Lettera di Aristea, segnalato da SIMONIDIS 1861, p. 8. Un album dell’intera collezione è in preparazione per la collana «Paradosis».
M11169m
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